giovedì 7 agosto 2014

29 SETTEMBRE 1968, IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIOVANNI LEONE A SALERNO



Qui  il racconto della storiella del ritratto e/o caricatura  di Giovanni Leone.
Quando il direttore di  GIORNALE SUD, settimanale politico economico di cui ero collaboratore, mi chiese un “ritrattino” (da pubblicare in prima pagina) del senatore Giovanni Leone, presidente del Consiglio  dei ministri, che avrebbe celebrato, domenica 29 settembre 1968, il 25° anniversario di Salerno prima Capitale dell’Italia libera, mi misi subito al lavoro anche perché il settimanale  era già tutto impaginato con le colonne di piombo “sfornate” dalla linotype.
Disegnai la sera e nella mattinata successiva portai il  ritrattino in tipografia per la realizzazione del clichè da inserire nello spazio ad hoc.  Peraltro il direttore avrebbe visto il disegno a pubblicazione avvenuta.
Tuttavia quando l’incontrai  mi fece notare che avevo fatto una caricatura invece del ritratto. E allora per salvarmi in angolo risposi che il volto del presidente Leone, con tutto il rispetto era al tempo stesso ritratto e caricatura,  caricatura e ritratto…



Molto ricca la carta d’identità politica di Giovanni Leone.
Laureatosi in giurisprudenza a 21 anni nel 1929  e in scienze  politiche un anno dopo, intraprese presto e con successo la  carriera di docente universitario. Entrato in politica, dal 1948 fu deputato fino alla nomina (27 agosto 1967) di senatore a vita ad opera del presidente della Repubblica  Giuseppe Saragat.
Presidente della Camera dei Deputati dal 1955 fino al 23 giugno 1963 per il sopravvenuto incarico di presidente del Consiglio:  primo dei due governi “balneari” (l’altro, pure monocolore democristiano, sarà nel 1968).
Eletto presidente della Repubblica il 24 dicembre 1971, dal 1975 Leone subì attacchi dal Partito Radicale di Marco Pannella e da L’Espresso, che lo avrebbero portato alle dimissioni il 15 giugno 1978.
Dal punto di vista satirico di Giovanni Leone  resta la sua spiccata e accentuata (nel senso di accento partenopeo) napoletanità e l’oratoria fluentissima che mandava in crisi i malcapitati stenografi. Ecco un esempio del velocissimo eloquio di Leone, quand' era presidente della Camera:  (“…non essendostatoraggiuntoilqqquorumprevistodallaCostituzzzione…”).
Anche buontempone con notevole carica umoristica, per esempio quando (1975), contestato a Pisa dagli studenti  universitari, fece le corna dicendo: “so’ fetienti”…


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