domenica 17 luglio 2016

FOTO STORICA

Un’intervista di Dossier Sud del mitico Joe Marrazzo al segretario provinciale del PCI. La flessione comunista nel Mezzogiorno. La crisi della DC. L’alternativa democratica e i rapporti con il PSI
(a cura di Gianni Giannattasio)

5 marzo 1982,  baffo anzi baffone d'epoca

DOSSIER SUD
Partiamo da  una questione non immediatamente locale: dal 1976 il PCI nel Mezzogiorno continua ad arretrare. Deficienze soggettive, incapacità a cogliere ciò che di ‘nuovo’ emerge della realtà meridionale?
 
DE LUCA
Il dopo ’76 offre il quadro di un complessivo arretramento, spesso pesante del PCI nel Mezzogiorno, nel quale si collocano anche i risultati del PCI a Salerno. Non si tratta di una parentesi. E’ un qudro che per la sua gravità e uniformità ci pone problemi generali e di fondo. Le cause di questo arretramento sono complesse. Credo sia mancat, da parte nostra, una risposta politica conseguente alla grande e contraddittoria spinta che registrammo negli anni settanta. Si trattava di una domanda di trasformazione profonda,  di cambiamento reale e visibile. Le scelte dell’intesa, della solidarietà nazionale non solo ci hanno portato a settarismo istituzionalista, all’annacquamento dei contenuti sociali della nostra proposta,  all’accettaqzione di compatibilità e ‘oggettività’ che hanno introdotto contraddizioni via via più laceranti nel nostro fronte, all’offuscamento dei caratteri dello scontro politico e di classe degli avversari da battere; ma hanno prodotto un guasto più profondo nel rapporto fra partito e masse., fra politica istituzionale e lotta sociale, fra scelte di linea, partecipazione e consenso. Siamo apparsi talora come il partitp dell’arroganza, del potere senza potere. In qualche modo ha prevalso -in quel nostro tentativo fatto comunque con  grande senso di responsabilità nazionale- la politica del monoteismo, nei suoi tempi e nelle sue forme. A prevalso cioè la politica come fatto neutrale, come mediazione e mediabilità di tutti i conflitti.
Oltre a questo, ha pesato in questi anni, l’offuscarsi del nostro meridionalismo, un ritardo nostro di analisi sui nuovi processi intervenuti nel Sud, il trasformarsi della questione meridionale essenzialmente in questione urbana. Ha pesato poi la crisi economica che ci ha scavato sotto, spingendo grandi masse meridionali a ri cercare -giustamente- risultati visibili e immediati.
C’è tutto questo anche dietro l’arretramento nostro a Salerno. E ci sono poblemi del prtito meridionale, il suo scarso radicamento in aree socili decisive, la sua difficoltà a cogliere quanto di nuovo si muove anche negli assetti produttivi., a darsi e a rendere credibile un progetto che aggreghi, mobiliti en paghi; che sciolga in avanti il rapporto con le autonomie sociali e con le spinte alla ‘corporativizzazione’ e all frantumazione.
Siamo impegnati a discutere a fondo, con rigore, su questo. E siamo imegnati, soprattutto, sulla base di una verifica critica, a rilanciare la nostra iniziativa, a colmare rapidamente e nella pratica i nostri vuoti e ritardi...
 
DOSSIER SUD
Vuoti e ritardi che hanno consentito, tutto sommato, la ‘tenuta’ del sistema di poter

(continua)
 

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