Due le grandi passioni di Vito Telese, prof di diritto in
pensione, la musica e il latino, con le strabilianti traduzioni
“in latinam linguam” delle più belle canzoni
napoletane, in primis l’immortale ‘O sole mio di Giovanni Capurro e Eduardo Di
Capua
Latinisti insigni gli
hanno espresso ammirazione e ogni
incoraggiamento.
Il chiarissimo professor Riccardo Avallone, gli scrisse: “Ho
letto con attenzione e viva ammirazione la Sua traduzione latina delle più
celebri canzoni napoletane. La Sua è una traduzione sempre meditata, aderente, fluida, sfavillante, ritmica: Lei è
un benemerito sia del Dialetto napoletano sia della Lingua latina! Continui in
queste traduzioni: renderà un grande servigio al Dialetto napoletano e alla Lingua
latina, viva più che mai e pronta a far sue tutte le voci”.
Il Grand’Ufficiale Mario Pinto, ispettore centrale del ministero
dell’Istruzione, gli scrisse: “Ho letto con ammirazione e con diletto crescenti
la silloge di traduzione in latino delle più celebri canzoni napoletane. Se non
è facile impresa rendere in latino, con quella felicità di scelte
lessicali e di combinazioni ritmiche che
si riscontrano nel Suo lavoro, componimenti quali le più celebri canzoni napoletane
(nate, insieme, dalla fantasia e dal sentimento), impresa più difficile ancora è quella di
rendere in una lingua severa e
razionale, quale è il latino, la varietà
e la complessa espressività di un dialetto come il napoletano. Ma in questo
difficile compito Lei è felicemente riuscito, e perciò me ne congratulo con convinta ammirazione”.
Da Pau Geneviève
Immè, latinista francese che aveva tradotto in latino “Santa Lucia luntana” gli
scrisse: “Cher Ami, J’admire l’aisance avec laquelle vous rendez en latin ces
chansons: Dèjà cette invention de
“Funitrahì, funitrahà” est une trouvaile merveilleuse. Cela m’aurait
semel intraduisible, et vous avez eu là une idèe de gènie”.
Alle “Napolitanae Cantiones” di Vito Telese la stampa ha
riservato lusinghieri giudizi.
“Ma chi l’ha detto che
il latino è una lingua morta? –osservò Gabriele Bojano del ‘Corriere del
Mezzogiorno’- E’ talmente viva, invece, che si è messa a cantare a squarciagola
le canzoni classiche napoletane. ‘Comme facette mammeta?’ si è trasformata così in ‘Ut fecit mater tua’, mentre ‘I te vurria vasà’,
risciacquata nell’idioma di Lucrezio,
suona più o meno ‘velim te basiare’. Per non parlare poi del capolavoro
di Capurro-Di Capua ‘O sole mio’ che, vocabolario alla mano, diventa ‘Meus sol’.
Per il professor Franco Bruno Vitolo, del periodico “Il
Castello”, “E’ un gioco. Anzi, un
esercizio mentale. Anzi un nobile recupero culturale. Anzi una goduria, Certo non è di tutti tradurre in latino ventidue canzoni
napoletane tra le più popolari, conservando toni, cadenze e accentazione, e cantarle. Lo ha
fatto Vito Telese, professore di diritto
in pensione con l’hobby della musica, che con le sue canzoni in ‘napolatino’ riscuote da tempo sorrisi e
successi”.
Per Erminia Pellecchia del quotidiano “Il Mattino”, “Vito
Telese –prof e giornalista in pensione-
si è messo all’opera per tradurre, conservandone integro il ritmo e la sonorità, i testi più amati del
ricco canzoniere napoletano. La voce è bella, intonata e gradevole, il brio non
manca, l’eleganza è innata. Così da docente e astro delle pagine sportive, Vito
Telese si è trasformato in menestrello per la gioia dei vip salernitani e non
solo. Pronti come i fratelli senatore Alfonso e Pasquale Andria (presidente del
Tribunale dei minorenni).
Che diceva di se stesso il buon Vito? “Ho preso due piccioni con una fava mettendo insieme due
mie grandi passioni, la musica e il latino. Operazione piaciuta tanto da essere costretto a ‘subire’ le richieste
di amici e conoscenti per recital porta a porta, tra salotti e club privati,
ovviamente nella lingua dei classici”.
E tra le “Napolitanae Cantiones” non mancava neppure ‘Sum
insànus, sum insànus, foras ite de domo mea!…’: ‘Je so’ pazzo, je so’ pazzo,
ascite fora da casa mia!’ di Pino Daniele...
'O sole mio in latino